21/12/12

SOLSTIZIO D'INVERNO 2012




"Dies Natalis Solis Invicti"
"Più buia è la notte.... più luminosi i Fuochi".

Buone Festività !!

10/12/12

DAI MILIONI DI ALBERI “USA E GETTA” ALLO SCEMPIO DI PESCOPENNATARO: FERMIAMO LA STRAGE DI ABETI NATALIZI !



SI alle piante vive o sintetiche, NO alla logica dell’Usa e Getta.

La tradizione dell’albero di natale affonda le proprie radici nei rituali solari pagani legati al culto del  Sole Invitto, la venerazione del sole quale divino ed invincibile propulsore di vita terrena. L’usanza dell’addobbo dell’albero sempreverde si praticava in concomitanza del periodo solstiziale, quando la luce comincia la rivincita sulle tenebre, fino al solstizio di giugno, l’apice della supremazia solare. Anche per questo, ad incarnare la vittoria della vita sulla morte, del bene sul male, venne scelta l’essenza sempreverde per eccellenza, l’abete.
L’importanza simbolica di tale rituale spinse in seguito perfino il cristianesimo ad adottare la festività, convertendola e sostituendola con il più importante degli appuntamenti: la nascita di Cristo, che venne infatti calendarizzata al 25 dicembre, in pieno periodo solstiziale. 


Oggi invece, in piena epoca materialista e consumistica, l’albero di Natale ha perso ogni suo significato simbolico, degradato ad oggetto di consumo, accessorio o complemento d’arredo per il solo periodo natalizio, di cui disfarsene come un normale rifiuto dopo l’Epifania.
Sono milioni le piante che ogni anno vengono commercializzate, volutamente senza radici, e quindi inesorabilmente destinate al cassonetto. Parte di queste vengono piantumate “ad hoc”, molte altre vengono invece, spesso illegalmente, strappate direttamente dai boschi o peggio, segate dalle cime degli alberi più grandi e più belli, con danni irrimediabili.
Quest’anno, anche le nostre istituzioni, hanno voluto contribuire “in grande” a questa spietata pratica: è stato infatti il Molise ad avere “l’onore” di donare l’abete che addobba piazza S. Pietro a Roma; uno splendido esemplare di Abete Bianco, di circa 25 metri, segato ed asportato dalla sua collocazione ormai centenaria di Pescopennataro,
Siamo consapevoli che il taglio di un albero, benché di notevole mole, non può certo essere considerato una catastrofe ambientale, ma il profondo significato simbolico che esso incarna, avrebbe dovuto spingere i responsabili di tale scelta, a decisioni più sensate e meno propagandistiche, magari con un rifiuto consapevole e ben motivato.

Il taglio dell’albero, eseguito in pompa magna, con tanto di pubblico ed autorità compiaciute del privilegio ottenuto dai vertici Vaticani, ci è sembrato in verità uno squallido rituale funebre che poteva, anzi doveva, essere certamente risparmiato. Il solo dispiegamento di uomini e mezzi della Protezione Civile (che dovrebbe avere ben altri scopi e finalità….) per scortare il defunto albero nell’ eccezionale trasporto dai boschi appenninici alla corte papale, si è trasformata  nella solita pacchianata in stile provinciale, di cui ci piacerebbe anche sapere chi si accollerà gli ingenti costi.
Passata l’euforia delle istituzioni, archiviata l’inascoltata e civile protesta dei tantissimi molisani che, specialmente sul web, hanno promosso iniziative di sensibilizzazione allo scopo di scongiurare l’abbattimento, resterà solo un discreto sperpero di denaro pubblico ( circa 30.000 euro), qualche tonnellata di segatura derivante dell’albero inutilmente sacrificato, oltre l’infondata illusione di un  ritorno economico o turistico, come se poi le migliaia di turisti che ammireranno l’albero in Piazza  S. Pietro, chiedendosi da dove provenga, torneranno in Italia a visitare il moncone del tronco dell’Abete papale del 2012 nei boschi di Pescopennataro…..

06/12/12

Green economy : le valutazioni di Fare Verde

Fare Verde ha partecipato agli Stati generali della green economy promossi dal Ministero dell’Ambiente e conclusi l’8 novembre a Rimini. Fare Verde è stata tra le 4 associazioni ambientaliste nazionali invitate dal Ministro Clini a valutare la proposta tecnica del comitato organizzatore e, vista l’importanza dell’argomento, la valutazione arriva “a freddo”, dopo un processo di consultazione interna che ha coinvolto l’associazione a tutti i livelli organizzativi.
Intervento di  Fare Verde agli Stati generali della green economy di Rimini, 7 novembre 2012
Il giudizio di Fare Verde sull’iniziativa è complessivamente positivo. Per l’associazione è stato un evento storico vedere 39 organizzazioni di imprese impegnate a prendere in seria considerazione problemi che non si possono più eludere come il riscaldamento del pianeta e l’esaurimento delle fonti fossili. Positivo anche il giudizio sul livello qualitativo della discussione e delle proposte tecniche espresse dai rappresentanti del comitato organizzatore divisi in 8 gruppi di lavoro.
Tra le osservazioni di Fare Verde, tuttavia, una sovrasta su tutte: la mancanza di un impegno preciso ad abbandonare criteri di valutazione dei risultati dell’economia basate su criteri quantitativi. In pratica, Fare Verde invita ad abbandonare il PIL come misura per dire se una economia funziona o meno.
Per Fare Verde, l’obiettivo della green economy non può essere quello di una ulteriore crescita economica poiché questa inevitabilmente si trasformerebbe in aumento di produzione e consumi, seppure di prodotti “più verdi”. Piuttosto, l’obiettivo di una economia green dovrebbe essere quello di portare l’overshoot day – il giorno in cui l’umanità ha consumato tutte le risorse che il pianeta riesce a offrire in un anno – dalla fine di agosto al 31 dicembre. Fare Verde afferma che “stiamo già vivendo di gran lunga oltre le possibilità del pianeta e, di conseguenza, stiamo accumulando un grave debito verso la natura e le generazioni future. Si tratta di un debito ben più pesante e difficile da saldare rispetto al debito pubblico: se fallisce il pianeta per il genere umano potrebbe non esserci una seconda possibilità per ripartire come prima”. L’associazione fa notare che se il debito pubblico dell’Italia oggi è pari al 123% del PIL, quello ambientale è del 250% rispetto alle risorse che il territorio italiano sarebbe in grado di offrire. E di “spending review” su questo fronte non si sente parlare.
Fare Verde afferma che la green economy può dare un contributo prezioso attraverso i suoi investimenti in innovazione tecnologica per riportare produzione e consumo entro i limiti imposti dalla finitezza degli ecosistemi. Una economia verde non solo può migliorare la qualità della vita delle persone – che un ulteriore aumento di consumi, sprechi ed inquinamento, invece, metterebbe seriamente a rischio – ma può anche essere in grado di creare occupazione utile, al contrario di un crescita economica insostenibile che non crea occupazione. L’associazione cita i dati ISTAT: Dal 1960 al 1990, in 30 anni il PIL italiano è triplicato, ma il numero di occupati è rimasto pressoché identico. Per Fare Verde, tutte le attività economiche attualmente in grado di generare il maggiore impatto occupazionale sono, invece, orientate alla eliminazione degli sprechi e a una complessiva riduzione dei consumi.
Ma per fare tutto ciò il settore della green economy deve abbandonare l’idea di perseguire una ulteriore crescita economica. Si tratta di un profondo cambiamento culturale che non è possibile generare se non si passa dal PIL e dalla rincorsa ad una ormai poco probabile crescita economica a misure di performance dell’economia che tengano conto dei limiti del pianeta. In definitiva, per Fare Verde si tratta di affermare che oggi, e sempre di più in futuro, una economia funziona solo se soddisfa i bisogni delle persone restando entro i limiti imposti dagli ecosistemi.
Non si può ignorare, nelle osservazioni di Fare Verde, il richiamo ad alcune analisi condivise con il Movimento per la Decrescita Felice, che l’associazione ha deciso di assumere tra i suoi principali riferimenti culturali. D’altra parte, già nel 2006, pubblicando il documento “uscire dallo sviuppo”, Fare Verde aveva individuato nella decrescita felice una delle più convincenti ed efficaci analisi delle crisi epocali che stanno investendo i nostri sistemi economici e sociali.
I testi completi delle osservazioni di Fare Verde e dell’intervento del 7 novembre a Rimini sono consultabili sul sito dell’associazione.