Con
l’avvicinarsi delle festività natalizie torna la tradizione dell’albero di
natale, antichissimo simbolo denso di significati. Le sue origini risalgono a
molti secoli fa e vanno ricercate nelle religioni indoeuropee e nelle
tradizioni diffuse tra molti popoli, soprattutto del nord Europa, che, in
concomitanza del periodo solstiziale, usavano venerare, in diverse forme, l’
albero sempreverde quale simbolo universale di vita e di rinascita dalla morte
o dalle tenebre, concetti chiaramente riconducibili al culto pagano del Sole Invitto. Gli stessi temi che,
successivamente, la religione cristiana fece propri associandoli alla nascita
di Cristo e, quindi, del Natale.
Resta
quindi diffusissima, anche nella nostra cultura, la tradizione
dell’allestimento dell’abete natalizio, anche se oggi completamente svuotata di
ogni suo significato simbolico. Spesso erroneamente associato all’aspetto
“profano” del Natale, in alternativa al presepe, l’albero viene ormai sfruttato
quale mero oggetto decorativo da usare durante le feste e gettare quando ormai
non serve più.
Questa
logica consumistica ha generato un mercato vizioso di abeti che vengono
commercializzati volutamente evirati delle radici, quindi già morti, con il
chiaro intento di favorirne l’essiccamento ed un ulteriore acquisto l’anno
successivo, a dispetto del significato simbolico che l’abete sempreverde
dovrebbe incarnare. Anche in questo caso, la logica utilitarista della spinta
al consumo sfrenato prevale sul rispetto
della vita e dell’ambiente, con il risultato di milioni di piante inutilmente
coltivate e cestinate dopo l’Epifania.